Non so se avete letto questi due articoli, entrambi usciti sul sito web de Il Fatto Quotidiano: "Italiani all’estero, ecco come passano realmente il loro tempo" di Matteo Cavezzali e "Italiani all’estero, ecco come non passano le loro giornate" di Andrea D'Addio.
Io li ho letti entrambi con interesse e un po' di fastidio per l'inutile polverone sollevato. In questo post vorrei rispondere ad entrambi e darvi il mio personale punto di vista sulla querelle. Vi consiglio di leggerveli prima di proseguire, così capite meglio di cosa parlo.
Il primo articolo, quello di Cavezzali, pubblicato il 21 Gennaio, è un attacco ironico ma anche un po' velenosetto nei confronti degli italiani all'estero e del loro sentirsi superiori. È scritto molto bene, mi ha fatto ridere, e mi ha fatto anche riflettere.
Prima di partire provavo un misto di ammirazione e invidia per chi se n'era andato. Mi sembrava che tutto sarebbe stato migliore all'estero, e mi bevevo i loro racconti come una spugna. Ma già qualche mese prima di lasciare l'Italia, mi sono resa conto di quante persone stavano affrontando la mia stessa avventura nello stesso periodo...un sacco di conoscenti e amici accettavano lavori all'estero e se ne andavano come un tempo se ne erano andati dal paesino. Nei quattro mesi che ho trascorso a Utrecht, poi, il numero è cresciuto: ho perso il conto di quante volte mi hanno detto "ma lo sai che X va a vivere in Y?". La sensazione è quella che andarsene all'estero è ormai mainstream, il che rende gli italiani all'estero imperdonabilmente "out" in un'epoca dominata dallo slogan hipster "you probably never heard of it".
In effetti è vero, su, ammettiamolo: ormai all'estero ci vanno tutti, c'è l'euro, la libera mobilità, la globalizzazione, non è molto diverso che trasferirsi a Milano da un qualsiasi paesino del sud Italia. Questo non vuol dire che non sia difficile, a volte straziante. Soprattutto se ci aggiungiamo la frustrazione della lingua, soprattutto per chi ha scelto un paese non anglofono.
Ma basta, questo, a banalizzare l'avventura di tutti noi? In una parola: no. La vita non si misura in base a quello che fanno gli altri. Non puoi dire "che palle, ormai all'estero ci vanno tutti, quindi non ne vale la pena". Non è mica un iPhone! E poi scusa, solo perché tutti hanno l'iPhone allora diventa brutto? Bisogna fare i bastian contrari per avere una vita che valga la pena di essere vissuta? Allora dovremmo smettere di innamorarci e fare figli.
Quindi a Cavezzali dico: caro Matteo, porta pazienza. Lo so che tu hai tanti amici all'estero e che sentirli tutti parlare della loro avventura, uno dopo l'altro, è snervante. Ma ognuno di loro è un individuo a sè, che vuole condividere con te - che sei loro amico - l'emozione della sua esperienza, che è unica, come ognuno di loro è unico. Quindi ascolta educatamente, che in mezzo alla boria da emigrato ci sono sicuramente tante storie interessanti, tanti aneddoti di culture diverse, che io sarei incantata di scoprire. O, se proprio ne hai le palle piene, fingi una telefonata e poi cambia discorso. Quanto al loro dare consigli, al loro dire "ma che ci fai ancora in Italia"...beh lì sono d'accordo con te. Io non penso che chi è rimasto in Italia sia scemo. Voglio dire, l'Italia è stupenda, è bella in modo mozzafiato, abbiamo colli, montagne e mari incredibili, abbiamo cultura, arte e cibo fantastici, abbiamo tradizione, cuore e sole. Si lavora sodo, molto più che all'estero, ci si sente parte della incasinatissima res publica, molto più che all'estero, si socializza in fila alle poste o sul treno, molto più che all'estero. Come si fa a criticare chi resta?
Basta quindi, parità. Ci sono pro e contro sia ad andarsene che a restare. Ognuno fa la sua scelta, che non vuol dire sputare nell'altro piatto. Dipende solo dal tuo desiderio di fare o meno una determinata esperienza. E se i tuoi amici, Matteo, sono particolarmente insopportabili e spocchiosi, forse hai scelto male i tuoi amici.
Il secondo articolo, pubblicato ieri 22 Gennaio, è una risposta scritta dal giornalista di "Berlino cacio e pepe" Andrea D'Addio. Premessa: mi piace molto il suo blog, mi interessano i temi che tratta, lo trovo un sito utile e intelligente. Ma...questo articolo non mi è piaciuto.
Per prima cosa, D'Addio ha una scrittura impetuosa, di pancia, e faccio sempre un po' fatica a seguire il filo del discorso. Mi arriva il concetto ma la forma non mi dà soddisfazione.
Secondo punto: questo articolo è di una BANALITÀ e una LAGNOSITÀ che non mi sarei aspettata da lui. Si risolleva alla fine ma parte male, dicendo che gli italiani in Italia sono dei burini che passano tutti i sabati mattina a lavare la macchina. E già questo è un cliché non vero e manco tanto divertente. Ma il ritratto peggiore lo riserva a coloro che vorrebbe difendere, ovvero gli italiani all'estero. Io non mi sento rappresentata. Alcuni esempi:
- Gli italiani all'estero "cucinano da soli* (senza aiuto di nonne o mamme)". Ma ovvio che sì. Perché gli italiani in Italia no?
- "Quando vanno al supermercato la qualità dei prodotti, soprattutto della verdura, è quella che è, ma alla lunga si trova una soluzione per tutto". Ma quando mai. Qui in Olanda hanno le super serre (vedi qui e qui) e la verdura è fresca, buona ed economica tutto l'anno. Andatevi a vedere i servizi sulle super serre che vi ho linkato! A parte che adoro SuperQuark, sono stupendi!
- "È meglio uscire e andare a vedere l’ennesimo vernissage gratuito di una mostra che a casa a mangiare un’ora e mezza davanti alla tv". Ommioddio ma che spocchia! Non commento nemmeno. Dico solo che non c'entra con l'essere all'estero, chi guarda la TV durante i pasti lo fa sia in Italia che altrove. Nemmeno a me piace come abitudine, ma mi chiedo CHE C'ENTRA?!
- "Escono soprattutto con italiani". Non è vero, io esco soprattutto con olandesi o altri stranieri che ho conosciuto in ufficio.
*il grassetto non è mio, NdR.
Come dicevo, l'ultimo paragrafo salva l'articolo, e ve lo riporto qui.
Voi che ne pensate?
Sono d'accordo con la tua analisi, il post di D'Addio era parso un po' acidino anche a me.
RispondiEliminaBel blog! :)
Ciao Luca, grazie! Di certo ha scatenato una bella discussione, chissà se era nelle sue intenzioni! Buona giornata :)
EliminaMah, il tema è attuale e coinvolge molti, quindi per me è un bene che se ne discuta...!
EliminaBuona giornata anche a te! :)
Personalmente mi sono ritrovato a parlare benissimo dell'Olanda con i miei amici italiani in Italia. Ma poi per una specie di bilancia emozionale mi ritrovo a parlare malissimo dell'Olanda ai miei amici in Olanda.
RispondiEliminaMa ripeto: è qualcosa di emozionale. Appena passa ritorno moderato.
Da un lato credo di voler convincere gli amici italiani a venire a trovarmi...
Ciao Tristano, mi hai fatto sorridere perché per me funziona assolutamente allo stesso modo! Ma penso che sia qualcosa di innato e trasversale, quando stavo in Italia mi lamentavo con i miei amici italiani, mentre con quelli di altre nazionalità l'orgoglio italico prendeva il sopravvento...credo sia una conseguenza del "fare parte di qualcosa" :)
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