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giovedì 23 gennaio 2014

Cosa fanno o non fanno gli italiani all'estero?

Non so se avete letto questi due articoli, entrambi usciti sul sito web de Il Fatto Quotidiano: "Italiani all’estero, ecco come passano realmente il loro tempo" di Matteo Cavezzali e "Italiani all’estero, ecco come non passano le loro giornate" di Andrea D'Addio.
Io li ho letti entrambi con interesse e un po' di fastidio per l'inutile polverone sollevato. In questo post vorrei rispondere ad entrambi e darvi il mio personale punto di vista sulla querelle. Vi consiglio di leggerveli prima di proseguire, così capite meglio di cosa parlo.

Il primo articolo, quello di Cavezzali, pubblicato il 21 Gennaio, è un attacco ironico ma anche un po' velenosetto nei confronti degli italiani all'estero e del loro sentirsi superiori. È scritto molto bene, mi ha fatto ridere, e mi ha fatto anche riflettere. 

Prima di partire provavo un misto di ammirazione e invidia per chi se n'era andato. Mi sembrava che tutto sarebbe stato migliore all'estero, e mi bevevo i loro racconti come una spugna. Ma già qualche mese prima di lasciare l'Italia, mi sono resa conto di quante persone stavano affrontando la mia stessa avventura nello stesso periodo...un sacco di conoscenti e amici accettavano lavori all'estero e se ne andavano come un tempo se ne erano andati dal paesino. Nei quattro mesi che ho trascorso a Utrecht, poi, il numero è cresciuto: ho perso il conto di quante volte mi hanno detto "ma lo sai che X va a vivere in Y?". La sensazione è quella che andarsene all'estero è ormai mainstream, il che rende gli italiani all'estero imperdonabilmente "out" in un'epoca dominata dallo slogan hipster "you probably never heard of it".

In effetti è vero, su, ammettiamolo: ormai all'estero ci vanno tutti, c'è l'euro, la libera mobilità, la globalizzazione, non è molto diverso che trasferirsi a Milano da un qualsiasi paesino del sud Italia. Questo non vuol dire che non sia difficile, a volte straziante. Soprattutto se ci aggiungiamo la frustrazione della lingua, soprattutto per chi ha scelto un paese non anglofono.

Ma basta, questo, a banalizzare l'avventura di tutti noi? In una parola: no. La vita non si misura in base a quello che fanno gli altri. Non puoi dire "che palle, ormai all'estero ci vanno tutti, quindi non ne vale la pena". Non è mica un iPhone! E poi scusa, solo perché tutti hanno l'iPhone allora diventa brutto? Bisogna fare i bastian contrari per avere una vita che valga la pena di essere vissuta? Allora dovremmo smettere di innamorarci e fare figli.

Quindi a Cavezzali dico: caro Matteo, porta pazienza. Lo so che tu hai tanti amici all'estero e che sentirli tutti parlare della loro avventura, uno dopo l'altro, è snervante. Ma ognuno di loro è un individuo a sè, che vuole condividere con te - che sei loro amico - l'emozione della sua esperienza, che è unica, come ognuno di loro è unico. Quindi ascolta educatamente, che in mezzo alla boria da emigrato ci sono sicuramente tante storie interessanti, tanti aneddoti di culture diverse, che io sarei incantata di scoprire. O, se proprio ne hai le palle piene, fingi una telefonata e poi cambia discorso. Quanto al loro dare consigli, al loro dire "ma che ci fai ancora in Italia"...beh lì sono d'accordo con te. Io non penso che chi è rimasto in Italia sia scemo. Voglio dire, l'Italia è stupenda, è bella in modo mozzafiato, abbiamo colli, montagne e mari incredibili, abbiamo cultura, arte e cibo fantastici, abbiamo tradizione, cuore e sole. Si lavora sodo, molto più che all'estero, ci si sente parte della incasinatissima res publica, molto più che all'estero, si socializza in fila alle poste o sul treno, molto più che all'estero. Come si fa a criticare chi resta?

Basta quindi, parità. Ci sono pro e contro sia ad andarsene che a restare. Ognuno fa la sua scelta, che non vuol dire sputare nell'altro piatto. Dipende solo dal tuo desiderio di fare o meno una determinata esperienza. E se i tuoi amici, Matteo, sono particolarmente insopportabili e spocchiosi, forse hai scelto male i tuoi amici.

Il secondo articolo, pubblicato ieri 22 Gennaio, è una risposta scritta dal giornalista di "Berlino cacio e pepe" Andrea D'Addio. Premessa: mi piace molto il suo blog, mi interessano i temi che tratta, lo trovo un sito utile e intelligente. Ma...questo articolo non mi è piaciuto.

Per prima cosa, D'Addio ha una scrittura impetuosa, di pancia, e faccio sempre un po' fatica a seguire il filo del discorso. Mi arriva il concetto ma la forma non mi dà soddisfazione.

Secondo punto: questo articolo è di una BANALITÀ e una LAGNOSITÀ che non mi sarei aspettata da lui. Si risolleva alla fine ma parte male, dicendo che gli italiani in Italia sono dei burini che passano tutti i sabati mattina a lavare la macchina. E già questo è un cliché non vero e manco tanto divertente. Ma il ritratto peggiore lo riserva a coloro che vorrebbe difendere, ovvero gli italiani all'estero. Io non mi sento rappresentata. Alcuni esempi:

  1. Gli italiani all'estero "cucinano da soli* (senza aiuto di nonne o mamme)". Ma ovvio che sì. Perché gli italiani in Italia no?
  2. "Quando vanno al supermercato la qualità dei prodotti, soprattutto della verdura, è quella che è, ma alla lunga si trova una soluzione per tutto". Ma quando mai. Qui in Olanda hanno le super serre (vedi qui e qui) e la verdura è fresca, buona ed economica tutto l'anno. Andatevi a vedere i servizi sulle super serre che vi ho linkato! A parte che adoro SuperQuark, sono stupendi!
  3. "È meglio uscire e andare a vedere l’ennesimo vernissage gratuito di una mostra che a casa a mangiare un’ora e mezza davanti alla tv". Ommioddio ma che spocchia! Non commento nemmeno. Dico solo che non c'entra con l'essere all'estero, chi guarda la TV durante i pasti lo fa sia in Italia che altrove. Nemmeno a me piace come abitudine, ma mi chiedo CHE C'ENTRA?!
  4. "Escono soprattutto con italiani". Non è vero, io esco soprattutto con olandesi o altri stranieri che ho conosciuto in ufficio.

*il grassetto non è mio, NdR.

Come dicevo, l'ultimo paragrafo salva l'articolo, e ve lo riporto qui.


Voi che ne pensate?

martedì 14 gennaio 2014

Censura: Olanda VS Italia


Ieri sera sono andata al cinema a vedere Nymphomaniac di Lars Von Triers. È un autore che mi interessa, che a volte mi ha molto disturbato (Dogville), altre mi ha fatto commuovere (Melancholia). Ma non è questo il punto.

Il film, che notoriamente contiene scene di sesso spinte, ha sollevato un gran polverone in Italia, al punto che il trailer su Youtube è stato eliminato dopo pochi giorni dalla sua pubblicazione e per molte settimane si è stati sul punto di bandirlo dalle sale. Adesso finalmente è stato deciso che uscirà, grazie alla Good Film di Lapo Elkann (e te pareva). Tutti i "brutti sporcaccioni" italiani che vogliono vederlo dovranno però aspettare fino a Marzo per la sola prima parte, mentre la seconda parte uscirà circa un mesetto dopo. Sì, esatto, perché il film, della durata di più di 4 ore, è diviso in due parti distribuite come film separati, e dovrete sganciare doppi soldini per vederlo tutto.

Qui in Olanda, inutile dirlo, il film è già uscito da qualche settimana, a breve distanza dal lancio del 25 Dicembre nella natìa Danimarca di Lars. Non solo, le due parti vengono anche proiettate in contemporanea, tanto che molte sale combinano gli orari in modo che tu possa vederle nella stessa serata (con sconto sul secondo biglietto). Il tutto senza polemica, senza polveroni, senza falsi pudori. Perché noi italiani invece dobbiamo sempre fare una gran sceneggiata per tutto?

Se volete la mia opinione, tra l'altro, il film non è niente di scioccante, ha un approccio provocatorio che risulta quasi buffo, c'è tanto buonismo, si cerca di giustificare il comportamento della protagonista mostrando come sia vittima di una madre fredda e stronza, e come in realtà lei sia piena di buoni sentimenti e usi il sesso per esorcizzare il dolore. Il tutto condito da pochissime fugaci mezze inquadrature "hard" che sono l'unica differenza con le scene dei film di "Pomeriggio d'amore" su Canale5 che guardano le nostre nonne.

Altro fattore significativo è il fatto che il film, qui, è vietato solo ai minori di 16 anni. Il che non vuol dire che orde di 16enni brufolosi vadano in  massa a vederlo, sghignazzando goliardicamente mentre si affogano con la cocacola (in sala ieri eravamo tutti chiaramente over-25), ma che qui rispettano il tuo libero arbitrio e la tua personale capacità di giudizio su quali visioni siano adatte a te, indipendentemente dalla tua giovane età. In Italia non mi stupirei se il Vaticano imponesse di proibirlo a tutti coloro che non sono uniti nel sacro vincolo del matrimonio (che saranno comunque passibili di scomunica), perché da noi si pensa ancora che la gente non sia in grado di pensare con la propria testa, e che ci sia bisogno di un organismo fatto di persone tali e quali a noi per prendere a monte la decisione di cosa va bene e cosa no. Ma poi a Scherzi a Parte - programma che spero non abbiate mai più visto dopo i 15 anni - fanno vedere la Moric appesa col culo di fuori in mezzo ai prosciutti. Il tutto in prima serata.

Quindi "porno" d'autore no, ma svilente voyeurismo sessista sì? Ma non si rendono conto che così alimentano solo la pruriginosità della gente, che vede nel proibito qualcosa di desiderabile? Non abbiamo già abbastanza esempi di come reprimere la sessualità porti a risultati tragici, come succede in India dove lo stupro è tristemente comune? Su questo tema tra l'altro vi suggerisco l'interessantissimo articolo di Anil Kumar (giornalista indiano che è stato tra i fondatori di Men's Rights Movements nel suo paese): India’s sexually repressive society and gangrapes.

Ma sto divagando. Il mio punto è: sono d'accordo che un gruppo di esperti suggerisca a persone meno esperte quello che è adatto a loro o ai loro figli. E sono convinta della necessità di monitorare quello che ci viene proposto, e di assicurarsi che non ci siano contenuti che incitano al razzismo, al sessismo, alla violenza, all'intolleranza. Ma, punto primo: lo dobbiamo fare a tutti i livelli, non solo al cinema, dove vanno persone paganti che spesso hanno ben chiaro cosa aspettarsi dalla proiezione (sennò andrebbero a vedere Checco Zalone). Lo dobbiamo fare soprattutto in TV, che chiunque, senza sborsare un centesimo, può accendere in qualsiasi momento, piazzandoci magari davanti un bambino.
Punto secondo, dobbiamo farlo consigliando, non vietando. Le persone non maturano perché i genitori impediscono loro di fare cazzate, al contrario, si cresce proprio perché si sbaglia e si impara.

Questo qui in Olanda l'hanno capito, in Italia, purtroppo, no.

lunedì 13 gennaio 2014

Il fondamentalismo del pulito


Buongiorno a tutti...è di nuovo lunedì. Come avete passato il week end? Qui abbiamo avuto due giorni freddi (6°) ma soleggiati davvero piacevoli. Sapete quelle giornate di sole invernale, quando l'aria è croccante, il freddo pungente, e i contorni delle cose sono nitidissime? Mi piacciono da morire.

Ne ho approfittato ovviamente per uscire ed esplorare il mio nuovo quartiere (vi ricordate? Mi sono trasferita nella nuova casa). Adoro la mia zona, che è chiamata "Museumkwartier" perché è dove si concentrano tutti i musei di Utrecht. Pensate che 20 metri più in giù di casa mia c'è l'Universiteitmuseum, il cui splendido giardino mi aveva tanto colpito la prima volta che ho visitato la città. Chi l'avrebbe mai detto che sarei andata ad abitare lì vicino!

L'altra grande occupazione del weekend è stata la pulizia della nuova casa............e qui si apre un intero capitolo.

Premessa: la casa è tenuta molto bene e la precedente inquilina l'ha lasciata in condizioni ottimali, pulita e ordinata. Il problema è che il concetto di pulizia italiano è qualcosa di...diciamo "molto sviluppato". Il pulito olandese non sarà mai pulito per noi. E non voglio essere razzista: nessun pulito sarà mai abbastanza per noi. Lo sporco noi lo dobbiamo stanare, è un tarlo che non ci lascia in pace finché non siamo andati a pulire anche nei punti più nascosti, assicurarti che ogni angolo, buco e anfratto siano lindi e pinti. Rilassarsi sul divano senza avere la certezza che sia tutto perfettamente igienizzato? Impossibile. Certo, anche noi abbiamo le nostre eccezioni, ma gli standard generali sono da camera iperbarica.

Da brava italiana, ho quindi dedicato varie ore a pulire la casa da cima a fondo. Mi sono particolarmente scatenata dopo che ho scoperto due dita di polvere sopra i pensili della cucina...il danno era fatto, per me quel posto era INFETTO. Il mobiletto dei detersivi non mi ha dato soddisfazione: niente sgrassatore, niente detersivo per i pavimenti, niente spray alla candeggina. Solo ammoniaca, trementina (?!?!) e spirito. Apprezzo l'arte di arrangiarsi, ma io devo avere un prodotto diverso per ogni scopo, altrimenti non mi sembra di pulire BENE (Non l'avreste detto, eh, che sono così fissata con la pulizia? Devo ammettere che è una cosa che è cresciuta con l'età...). Ho fatto un salto al negozio di articoli per la casa più vicino e l'ho svaligiato.

Una domanda sorge spontanea: com'è che noi italiani abbiamo un concetto di pulizia così estremo? Su Berlino Cacio & Pepe è uscito mesi fa un articolo che parla proprio di questo tema, e alcuni degli esempi che l'autore porta rendono l'idea di quanto siamo maniacali (es. lui ha orrore delle buste della spesa posate sulla tovaglia..io non mi ero mai nemmeno posta il problema). Ho anche trovato questo articolo della Repubblica del 2006 dal titolo agghiacciante: Donne italiane fissate per la pulizia nelle nostre case record di detersivi. Cito: "Le italiane spendono 21 ore alla settimana, contro le 4 delle americane, per stare dietro a polvere, magliette sporche e vetri opachi. Cucina esclusa." (ricerca di Procter & Gamble); "La ricerca Eurostat del marzo scorso ci ha messo in cima alla classifica europea per tempo speso in faccende domestiche, 5 ore e 20 minuti al giorno". E ancora: "le aziende per il nostro mercato producono bombolette con un 50% in più di contenuto e spesso inventano detersivi solo per noi. Tutta roba al top di gamma perché non c' è da fidarsi di surrogati a buon prezzo che poi devi rifare tutto da capo" (ahahaha).

Penso che tutti coloro che hanno vissuto all'estero, anche solo per brevi periodi, abbiano trovato da ridire sulle condizioni igieniche locali. Sicuramente siamo rimasti shockati nello scoprire che scopa e paletta (col manico lungo) non sono molto comuni fuori dai confini italici. Anche qui in Olanda niente spazzatina post-pasti, si usa solo l'aspirapolvere durante le pulizie grosse. Niente spray per la polvere, si usa il piumino così, a secco (e usare il piumino a secco NON HA SENSO, lo sappiamo tutti). Da quando sono qui, non mi è mai capitato di passare davanti ad una delle molte finestra senza tende e vedere una sciùra olandese alle prese con le pulizie. Com'è possibile? Puliscono di notte? Hanno tutte il roomba?

Il fondamentalismo del pulito, da noi, è una cosa che si tramanda da tempi immemorabili. Pensate che mia nonna ogni settimana puliva il battiscopa passando un dito avvolto in uno straccio per tutta la casa. Generazioni e generazioni di italiani sono cresciuti a suon di pattine, tappeti sbattuti, cuscini lasciati al sole (per ammazzare gli acari), pavimenti consumati dal mocio. Eppure i nostri bisnonni erano contadini, gente semplice, che non sapeva nulla di asma o acari e che non era bombardata di pubblicità "che più bianco non si può". Eppure spazzavano l'aia, si consumavano le mani sulle pietre dei lavatoi o con la lisciva, aprivano le finestre anche d'inverno per arieggiare. Chi o cosa ha dato origine a questo istinto del pulito?

Noi giovani italiani all'inizio ci ribelliamo, la nostra stanza è un casino, non ci togliamo le scarpe quando entriamo in casa, sbricioliamo fuori dalla tovaglia, non ci vogliamo lavare le mani. Poi il virus della pulizia cresce, si fa strada e (solitamente dopo un particolarmente sudicio periodo universitario) esplode quando entriamo nella prima casa "nostra". Lì scopriamo che la seggetta del water non potrà essere mai abbastanza bianca per noi.

All'estero, particolarmente nei paesi del nord, la pulizia è vissuta in modo più rilassato... Chissà perché? Non credo si tratti della differenza di clima perché ovunque noi italiani andiamo, al nord o al sud, troviamo sempre di che lamentarci. Siamo proprio noi ad essere maniaci. Ma perché? Qualcuno di voi ha un'opinione o una spiegazione al riguardo? E quali sono le vostre più incoffesabili manie di pulizia? Sono proprio curiosa di scoprire cosa ne pensate.

mercoledì 8 gennaio 2014

Un caldo inverno

Non c'è niente di meglio di una bella discussione sul tempo per un po' di sana conversazione superficiale. Ma quest'anno in Olanda c'è un buon motivo per parlare di temperature: guardate un po' qua sotto!





















È davvero strano che Bologna, 1250 km a sud di Utrecht, abbia la stessa temperatura di qui. Non è assurdo?!

Negli ultimi mesi mi avevano preparato (e spaventato) alle glaciali temperature di Gennaio, dicendo "vedrai che c***o di freddo!". Io ero giustamente spaventata a morte e terrorizzata all'idea di quello che avrei trovato al rientro dalle vacanze in Italia. Ma - sorpresa - la differenza quasi non si sente!

La temperatura media è stata più alta del solito anche in Italia, ma qui ha dell'incredibile: guardate le temperature dell'anno scorso...a Gennaio la media è stata intorno ai 3°C!


http://weatherspark.com/history/28802/2013/Amsterdam-Noord-Holland-The-Netherlands

Vi traduco un piccolo brano tratto da Dutch Amsterdam: Secondo l'Istituto Metereologico Reale Olandese (KNMI1), Gennaio è solitamente il mese più freddo dell'anno in quasi tutta l'Olanda. (...) Di solito la temperatura media a Gennaio è di 5°C. Ma quest'anno abbiamo avuto il 3 Gennaio più caldo mai registrato, con 11.9°C. Non solo, abbiamo anche avuto il 6 Gennaio più caldo, con 13.1°C. Di fatto, finora questo inverno è stato il 6° più caldo mai registrato in Olanda dal 1901, quando si iniziò a tenere traccia delle condizioni metereologiche.

Sono impunemente felice di questo inaspettato calduccio. So che dietro non c'è niente di buono, ma non riesco a non godermi questi 10°C, soprattutto quando prendo la bici la mattina alle 8! Se penso poi che di questi tempi l'anno scorso nevicava a Utrecht...

Un pensiero va agli abitanti di NY che invece si stanno congelando il deretano con tutta la neve che è venuta giù! Tenete duro ragazzi!

Che temperatura c'è da voi? Siete contenti di questo calduccio?

Un abbraccio!
Linda

martedì 7 gennaio 2014

Benvenuto 2014!

Buongiorno!

Dopo una settimana dall'inizio del 2014, ecco il primo post dell'anno. Lo so, è un po' tardi, ma sono stata molto impegnata ultimamente...impegnata a mangiare, bere e farmi lunghe dormite durante le mie due settimane di ferie in Italia! :D

È stato bellissimo tornare, godermi ben due settimane insieme al mio amore, rivedere gli amici e la famiglia, e godermi la frenesia di cibo e polemica che è tipica di noi italiani.

Anche se ormai siamo già dentro al 2014, ho pensato di rendere omaggio al 2013, visto che è stato un anno speciale. Pieno di amore, viaggi, nuovi posti e persone, grandi decisioni, cambiamenti, riflessioni.

Queste foto, prese dal mio account Instagram (se mi conoscete, saprete che AMO Instagram), sono 24 momenti importanti del mio anno, in ordine cronologico da Gennaio a Dicembre 2013. Vediamo se indovinate tutti i luoghi in cui sono state scattate?




















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