Rieccoci con un'altra intervista expat! Sono davvero felice che questo progetto non si sia arenato alla prima intervista, perché ci sono davvero un sacco di storie interessanti e appassionanti da raccontare, tanti expat brillanti in giro per il mondo che non vedo l'ora di conoscere e presentarvi.
Oggi ho il piacere di pubblicare una intervista con Claudia, senior buyer italiana che ha lavorato per anni nel settore del fashion, e che adesso di occupa di design in una delle capitali più cool del mondo, l'eclettica Berlino. Con lei, barese DOC, parleremo tra le altre cose del declino del fashion e di street style. Vi consiglio di non saltare nemmeno una riga di questa intervista perché Claudia è davvero una forza della natura.
Ciao Claudia, innanzitutto grazie per avere accettato di essere intervistata. Ti va di presentarti?
Mi chiamo Claudia Caldara, 33 anni, sono italiana, pugliese, profondo sud dell'Italia.
Sono laureata in Fashion Marketing e ho conseguito un Master in Marketing for Fashion Buying and Merchandising presso l'Ent-Art Polimoda Fashion School a Firenze. Sono sempre stata affascinata dal mercato della moda, e - essendo italiana - credo che in un certo qual modo la moda, come l'arte ed il cibo, siano parte del nostro Dna italico.
Da quasi due anni vivi e lavori a Berlino, e sembri davvero contenta della tua scelta! Cosa ti piace di questa città?
La prima volta che ho visitato Berlino è stata per una breve vacanza, di qualche giorno. Ricordo fosse fine Marzo, faceva molto freddo rispetto all'Italia, ma io di questa città me ne sono innamorata subito. Ci sono capitata in realtà per caso, come quasi tutte le cose belle che ti accadono nella vita. L'impatto è stato forte, emozionante, di grande vitalità. Ciò che mi lega a Berlino è l'incredibile energia creativa che respiri camminando per le sue strade, parlando con la stragrande maggioranza di giovani da tutto il mondo che approdano qui. Ho amici che vivono qui che sono delle più diverse nazionalità: francesi, coreani, americani. Berlino è una città giovane e cosmopolita.
Ultimamente pare esserci stata una grande ondata di giovani professionisti italiani che hanno abbandonato l'Italia (me compresa). È un fenomeno molto più diffuso rispetto a pochi anni fa. Cosa pensi che attiri tutti questi giovani all'estero?
La crisi di cui ormai sentiamo discutere in ogni canale mediatico, è una crisi direi generazionale. I giovani della mia età e quelli ancora prima, ormai adulti direi, hanno ereditato un sistema costruito dai propri padri e dai propri nonni che ha perso nel corso degli ultimi anni di credibilità. Siamo portati tutti ad emigrare alla ricerca di una vita migliore, di un futuro migliore rispetto a quello a cui sembriamo destinati nei nostri paesi di origine.
Visto che sei una senior buyer con esperienza sia nel fashion che nel design, sei ovviamente una esperta degli ultimi trend! Cos'è che va di moda adesso a Berlino?
Berlino è sicuramente geo-localizzata in modo fortunato perchè la maggior parte dei nuovi trend sia nel fashion che nel design provengono dal nord europa e confluiscono proprio in questa città, che li accoglie, li raccoglie e li propaga.
Sicuramente lo street-wear è ad oggi il mood dominante qui, Nike ha delle special make-up edition solo per il mercato tedesco, e questo fa capire molto. Siti leader nel design come Fab.com o Monoqi.com hanno la loro sede a Berlino, ed anche questo dice molto in merito a quanto sia ormai fondamentale essere qui ora se si vuole lavorare nella moda o nel design.
Claudia e il suo team quando lavorava a Zalando, sempre a Berlino |
Pensi che l'Italia sia ancora un punto di riferimento nel mondo della moda?
L'Italia rimane un paese considerato nell'immaginario comune come sinonimo di qualità. Ma la realtà è che non possiamo certo più considerarci come un paese in cui si coltivano talenti nel fashion. Abbiamo drammaticamente smesso di creare, di osare, di lasciare libero arbitrio alla creatività, che era la nostra caratteristica vincente sul mercato, unita ad una qualità che era senza eguali. Oggi produciamo in Cina, Portogallo, Turchia, Romania. Di made in Italy non è rimasto nulla.
Di recente hai iniziato a lavorare per un sito di e-Commerce che vende esclusivamente pezzi di design. In generale il design è diventato molto più popolare che in passato, sia in termini di interesse che di diffusione tra tutti gli strati sociali. Pensi che prenderà il posto del fashion?
Credo fermamente che il Design sia il futuro. Questo nasce anche dalla rivoluzione culturale che è in atto: si tende ormai a pensare meno ad apparire all'esterno - e quindi a comprare abiti e scarpe e accessori - quanto a rendere il proprio luogo di lavoro o la propria casa un luogo abitabile, unico, particolare, ricercato. Si ricercano prodotti colorati, funzionali, e di grandissima qualità. L'Ikea non basta più.
Credi che il fatto di essere italiana influenzi le tue scelte quando acquisti qualcosa come buyer, o in generale le tue scelte in fatto di carriera? Nel senso che l'Italia è ancora vista da molti come la Mecca dello Stile e noi italiani tendiamo ad essere più attenti alla moda di quanto si faccia in altri paesi… Per te questo è un vantaggio, uno svantaggio, o un semplice cliché?
Sicuramente l'essere italiana mi ha portato ad essere dove sono ora. Ho studiato in Italia, ho avuto una formazione eccellente, e abbiamo nelle nostre radici, nel nostro dna culturale, il fashion - così come il cibo e l'arte. Fanno parte della nostra identità economica e culturale.
Quali sono i tuoi piani per il futuro?
Sinceramente preferisco non pormi più obiettivi, soprattutto in questo momento, preferisco godere di quella sensazione postitiva, di quella vitalità che deriva dall'amore profondo che nutro per il mio lavoro. Non potrei nè vorrei fare altro sinceramente.
Parliamo di radici. Cosa provi ad essere Italiana? Cosa pensi della situazione attuale nel Bel Paese e come pensi di poter fare la tua parte per migliorarla?
Nutro una tristezza profonda e come me tutti gli italiani con cui ho parlato e con cui parlo che vivono all'estero. La sensazione è che non cambierà mai la situazione corrente perchè siamo come un malato terminale. Non posso aiutare il mio Paese, non saprei come aiutarlo, posso solo portare con me i valori positivi che l'essere italiano significa. La cosa più dura e difficile è che andare via dall'Italia ormai non è una scelta libera, ma una scelta obbligata se vuoi provare ad avere una vita normale.
Pensi che tornerai mai in Italia?
Non lo so.
Un'ultima domanda, sempre la stessa in ogni intervista. Se potessi tornare indietro, c'è qualcosa che cambieresti?
Si, andrei via molto prima.
Grazie mille per il tuo tempo Claudia, e per la schiettezza e la trasparenza con cui hai discusso con noi i tuoi pensieri sul fashion, il design, e l'Italia. Ti faccio i miei migliori auguri per tutto, e spero che avremo occasione di collaborare di nuovo in futuro!